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Scuola lombarda, secolo XVII
Description
- Natura morta con strumenti musicali, spartiti, fiori, un mappamondo e una carta geografica; Natura morta con strumenti musicali, spartiti, fiori e un cesto di pere
- olio su tela, una coppia
Catalogue Note
Le due nature morte, il cui impianto compositivo discende palesemente dalle sontuose invenzioni di Evaristo Baschenis, rappresentano un rebus critico complesso e interessante.
Innanzi tutto si deve evidenziare il fatto che, con ogni probabilità, sono state eseguite a due mani. Come spesso avveniva nel diciassettesimo secolo, il principale autore, che ha ideato la scena e ha dipinto quasi tutti gli oggetti raffigurati, si è avvalso di uno specialista per l’esecuzione dei fiori.
Il pittore al quale spetta la responsabilità maggiore nella creazione della coppia di tele, denuncia una cultura figurativa di matrice bergamasca, pur risentendo anche di influenze di ascendenza nordica e, in particolare, olandese. Il suo principale modello di riferimento, però, non è il celebre e rinomato Baschenis, ma Bartolomeo Bettera, anch’egli di Bergamo. Prima di proseguire nell’analisi dei dipinti è opportuno ricordare quanto la critica ha definitivamente chiarito in tempi relativamente recenti, ovvero che Bettera non fu né un allievo né un pedissequo imitatore del Baschenis, ma il migliore dei suoi divulgatori, con una fisionomia artistica e una personalità autonome e indipendenti.
Nelle nature morte in esame si nota una spiccata sensibilità barocca e, al rigore prospettico e architettonico delle costruzioni bascheniane, viene preferita un’impaginazione scenografica e spettacolare, ricca di oggetti affastellati l’uno sull’altro, in sintonia con i modi di Bartolomeo, del quale forse il nostro anonimo pittore ha potuto frequentare la bottega. La tela in cui si vedono le carte geografiche, il globo celeste e il contrabbasso è stilisticamente molto vicina alla composizione di Bettera raffigurante Strumenti musicali con testa, vaso e astrolabio (pubblicata in Evaristo Baschenis e la natura morte in Europa, catalogo della mostra a cura di F. Rossi, Accademia Carrara e Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo 1996, p. 41).
Per quanto concerne i fiori, sembra di ravvisare la mano di un artista prossimo a Giuseppe Volò, detto Vincenzino, che fu forse il più grande fiorante lombardo insieme a Margherita Caffi. I fiori in primo piano a sinistra nell’opera in cui compaiono diversi strumenti a corda e una tromba, sono infatti accostabili ai due quadretti di Vincenzino conservati nel Museo Civico Ala Ponzone di Cremona e raffiguranti Bouquet di fiori annodati da un nastro.