Le due piccole tele, entrambe firmate per esteso “Bison”, sono un’importante riscoperta e un’aggiunta al corpus pittorico dell’artista. Presentano i modi consueti dei suoi paesaggi e mostrano forti consonanze con le opere eseguite nei primi anni del XIX secolo, quando il pittore era in procinto di trasferirsi o si era appena trasferito dal Veneto a Trieste.
L’impianto compositivo messo in scena da Bison affonda le sue radici nella tradizione paesaggistica del Settecento veneto, con una particolare attenzione agli esempi di Pietro Longhi che, oltre alle celebri scene di genere, creò paesaggi di notevole qualità e originalità. Ma il pittore mostra aperture culturali nuove e moderne: la scelta di scorci pittoreschi e la luce crepuscolare conferiscono alle sue prove un gusto già preromantico.
Bison, pur senza rinunciare alla sua felice vena narrativa, non si attarda in descrizioni superflue e realizza questi suggestivi dipinti con pennellate larghe e veloci. I toni tenui e luminosi richiamano da vicino la notevole serie raffigurante Le quattro stagioni, conservata nella collezione G. Cesaro ed esposta nel 1998 all’importante retrospettiva tenutasi presso i Musei Civici di Udine (Giuseppe Bernardino Bison pittore e disegnatore, catalogo della mostra a cura di Giuseppe Bergamini, Fabrizio Magani e Giuseppe Pavanello, Civici Musei e Galleria di Storia ed Arte di Udine, Milano 1997, nn. 9-12, pp. 118-121). Inoltre, devono essere sottolineate evidenti affinità nel modo di eseguire alcuni elementi tipologici quali, ad esempio, gli arbusti che spuntano dalla roccia nuda nel Paesaggio con viandanti.
Per la prossimità stilistica con le opere che si stanno prendendo in esame, merita di essere citata anche la coppia di quadri del Museo Civico “Luigi Bailo” di Treviso, raffiguranti un Paesaggio con villaggio in riva al fiume e un Paesaggio fluviale.